Chi sei e di che cosa ti occupi?
Mi chiamo Simone Rebaudengo, ho 26 anni e sono Interaction designer presso frog nello studio di Monaco di Baviera, sviluppo storie che poi diventano servizi e interfacce digitali e non.
Sono un emigrante per piacere, passione e lavoro. Ho studiato e lavorato in Svezia, Olanda e Inghilterra e ora in Germania esplorarando diversi lati dell’interattività, dall’architettura generativa alle interfacce tangibili.
Mi interessano le relazioni che instauriamo con i prodotti e gli spazi che ci circondano e come influenzare questi rapporti progettando prodotti che mutano, crescono, invecchiano,ed esprimono in qualche modo il loro punto di vista.
Nel 2011 ho collaborato con Usman Haque e Cosm, la prima piattaforma per l’Internet of Things, con il progetto Addicted Products, provando anche a installare un “tostapane con una dipendenza” nell’ufficio del primo ministro inglese e da allora vado in giro a parlarne in posti come TEDx e UX London.
Quali strumenti usi per il tuo lavoro?
Non avendo dimora fissa negli ultimi 5 anni, tendo a possedere poco o oggetti che siano trasportabili. Gli unici oggetti che sono con me da sempre sono una MayDay lamp di Gricic e la Dumbo mug di Hutten, ma non so per quale motivo particolare. Ho un Macbook Air per scrivere con un caffé di fianco e Un Macbook pro per le cose serie e a lavoro. Nello zaino ho sempre un Arduino ethernet, cavi vari, una manciata di sensori, motori e svariati componenti elettronici per l’evenienza.
Come da stereoptipo ho un collezione di moleskine e uno sharpie sempre in tasca, ma sfortunatamente gran parte delle idee sono in una pila di fogli in giro per casa che attendono di essere trascritti o buttati. A lavoro, come in ogni design consultancy, divoro pile e pile di post-it. Spotify, RadioLab e le mie cuffie Koss portaPro aiutano ad avere la giusta dose di rumore, ispirazione e distrazione attorno.
A seconda del progetto uso diversi strumenti, ma il focus primario è definire l’esperienza attraverso storie o modelli logici e poi esplorarla attraverso prototipi veloci, più o meno grezzi per evolvere l’idea anche grazie agli errori e alle limitazioni degli strumenti stessi. Piattaforme come Processing e Arduino hanno cambiato il mio processo decisamente, dandomi la possibilità di pensare e mettere in pratica le idee in contemporanea. Ho una serie di oggetti che girano per casa, da tostapani a sedie per massaggi, che torturo testando nuove idee e possibilità. Altrimenti, quando necessario, mi diletto con un po’ di laser cutter e 3d milling per crearne di nuovi in qualche FabLab.
Quale software?
Scrivo molto e uso iA Writer, perché mi permette di avere uno spazio bianco e pulito da dove iniziare e in qualche modo mi ricorda una vecchia macchina da scrivere. Altrimenti uso spesso MindNode per creare mappe mentali in situazioni molto confuse. Quando ho idee più chiare, ho una fissazione per creare modelli e infographics in Illustrator per spiegare processi e servizi.
Keynote e After effects sono sempre utili per testare transizioni, ma da un paio di anni preferisco programmare direttamente. Processing è stato un enorme passo avanti per poter mettere in pratica molte delle idee ed esplorazioni che faccio, ma mi piace anche lavorare con MaxMsp. Ultimamente mi sono inoltrato in Javascript e PaperJS per lavorare direttamente nei browser e avendo scoperto Sublime Text, da allora non ne posso fare a meno.
Come miglioreresti quello che usi per lavorare?
Il mio sogno è un enorme tavolo di legno grezzo nel mezzo di laboratorio pieno di strumenti e materiali e dove carta, martelli, chiodi, sensori, una laser cutter, un impianto bose con AirPlay e una macchina del caffé con una leva enorme convivono per poter fare e pensare allo stesso tempo.